Lo slancio di carità che Paolo auspicava per i Corinti nei versetti precedenti, lo coglie, nelle parole che oggi ci sono regalate, per quello che riguarda i suoi amici che lo aiutano nell’opera apostolica. La sua ammirazione per i tre personaggi che oggi compaiono nel nostro testo, dei quali ci viene detto solo il nome di Tito, mentre gli altri due restano anonimi, testimonia la sua gioia per i doni di Dio che si rendono presenti e operano nella vita e nel cammino della comunità credente.
Per Tito, come per il terzo personaggio citato al ver.22, si evidenzia quella “sollecitudine” (che diventa ai vers.17 e 22 lo “zelo”) che noi conosciamo nella persona della Vergine di Nazaret che, secondo la memoria evangelica di Luca, appena ricevuto l’annuncio angelico, si muove in fretta verso Elisabetta per renderla partecipe dell’evento e del dono. Mi pare che questo possa illuminare e confermare il clima di gioiosa sollecitudine che caratterizza i tempi apostolici, pur tra molte prove.
Il secondo personaggio, ai vers.18-19, viene qualificato “a motivo del vangelo”; è interessante che questa fama, che ha fatto pensare si possa trattare dell’evangelista Luca, ora si esprima anche nell’opera di carità presieduta da Paolo e da lui partecipata. Quasi a dire che Vangelo e Carità non possono essere disgiunti, e che nella vita cristiana è continuo e mirabile l’intreccio di doni e ministeri diversi. Ai vers.20-21 Paolo precisa che questa collaborazione deve poter rispondere ad eventuali obiezioni nei confronti dell’Apostolo per la mole e la responsabilità di amministrazione di tanto grandi risorse; una prudenza che vuole rassicurare gli uomini circa la trasparenza di un’opera compiuta peraltro nell’integrità davanti a Dio.
Questi uomini si muovono in atteggiamento di grande fiducia nei confronti dei Corinti (ver.22). Ne siano ripagati dall’affetto di un’accoglienza di cui Paolo vuole potersi vantare davanti a tutte le Chiese.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
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Di: giovanni nicolini
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